mercoledì 13 giugno 2012

Tony Awards 2012!!!

Salve a tutti, è passato un po' dall'ultimo post, ma il tempo di scrivere è sempre piu ridotto, conto di scrivere a breve le recensioni di brillanti musical visti in questi mesi, dal bellissimo sister act a milano, alle novità londinesi di Shrek e Ghost, ma in attesa di questo, spenderò un post sui tony award di quest'anno, assegnato domenica scorsa...
Edizione interessante dopo quella leggermente smorta dell'anno scorso, presentata da un grande Neil Patrick Harris, che quest'anno era però affiancato da grandi musical alle spalle (l'anno scorso lui e Hugh Jackman erano l'attrazione principale)!!!
L'apertura dello spettacolo è stato come sempre un momento epico!!! Con il cast di "the book of mormon", vincitore dell'ultimo TONY che introduce NPH... tra l'altro vorrei spendere due parole soltanto per la FENOMENALE COLONNA SONORA di the book of mormon... uno score veramente strepitoso, non vedo l'ora di vederlo in scena a Londra l'anno prossimo, è uno spettacolo geniale, che mixa la satira pesante di south park, con musiche strepitose e coinvolgenti!!! ...Fine della digressione, Harris ha poi proseguito con il suo numero d'apertura, dando prova di sè come grande performer come al solito, cantanto "se la vita fosse un po' più come il teatro".... ma che ve ne parlo a fare... Vedetevi i video!!











Un'edizione che ha portato alla luce qualche nuovo buon musical, sebbene alcuni di loro non abbiano retto il mercato e siamo già chiusi a Broadway... cominciamo dai candidati al premio di miglior nuovo musical: LEAP OF FAITH è ispirato all'omonimo film del '92, le musiche sono Alan Menken, e racconta la storia del reverendo-showman Jonas Nightingale, il cui bus, durante un viaggio si rompe in una piccola cittadina del kansas, dove decide di organizzare uno dei suoi "spettacoli". Lo sceriffo-donna della città è deciso a far smettere il reverendo di prendere i soldi delle persone aggirandoli. Come nelle migliori storie nascerà un amore tra il reverendo e la sceriffa...che però rimarra all'asciutto di Tony awards!









NEWSIES è la nuova produzione DISNEY e racconta la storia di Jack Kelly, un ragazzo carismatico a capo di una banda di strilloni che sogna una vita migliore... quando i colossi giornalistici aumentano i costi della distribuzione Jack si organizza per combattere per i loro diritti... guardatevi questo numero ballato, veramente spettacolare... Ed infatti si è portato a casa il premio per miglior musica e miglior coreografia!!







NICE WORK YOU CAN GET IN vede nel suo cast due personaggi di un certo rilievo: Matthew Broderick e Sutton Foster, che da ormai qualche anno non manca mai alla cerimonia dei Tony, non riesce a stare un anno senza una candidatura!!! il musical è ambientato nel periodo del proibizionismo ed è una storia di amori nascosti, e produzioni di alcol altrettanto nascoste!! una vera musical comedy che si porta a casa due tony, per la bravura non dei protagonisti, ma dei comprimari Micheal McGrath e Judy Kaye









ONCE invece ci racconta una storia tra un ragazzo iralndese ed una ragazza Ceca, che prima si incontrano uniti dall'amore per la musica, e poi dall'amore vero.... la trama non lo fa sembrare un trionfo di originalità, sebbene bisogna riconoscere che il numero eseguito ai tony è cmq coinvolgente, con gli strumenti in scena suonati dai persoanggi stessi (espendiente cmq già usato anche nell'ultima edizioen di Chess). Nel complesso la scena sembra essere emozionante, e cmq deve esserlo, visto che si è portato a casa ben 8 tony award, tra cui quelli di miglior musical, miglior libretto e miglior protagonista!








...ma veniamo ai premi per REVIVAL: quest'anno è stato sicuramente l'anno dei revival, grandi produzione storiche messe a lucido e ripresentate al pubblico di NY: primo fra tutti il sempiterno Porgy & Bess, vincitore di miglior revival e migliore attrice protagonista, che si scontrava con altri grandi della storia come EVITA, FOLLIES e JESUS CHRIST SUPERSTAR. Soltanto Follies ha ricevuto un tony (quello per i costumi) mentre gli altri sono rimasti a bocca asciutta.... beh da quello che si vede nei video forse una critica che si potrebbe fare è che sia evita che JCS sembra rimasti un po' incollati al glorioso passato, non ci sono grosse novità, il setting è rimasto molto classico per Evita e tendenzialemnte moderno per jcs (ma si e già visto e rivisto) e forse questo li ha alla fine penalizzati un po', tuttavia sono dei capolavori di cosi alto livello, che è bello pensare che puoi vederli in teatro ancora ed ancora... Vi metto l'esibizione di Ricky Martin che interpreta un più che dignitoso Che, in uno dei numeri più belli di Evita...








Poche nominatione nessuna vittoria per GHOST che, sebbene la performance ai Tony non renda affatto, è cmq un bel musical, che forse meritava qualche attensione in più (scriverò la recensione a breve). Due performance speciali davvero meritevoli sono state quelle fuori gara di Godspell, nella nuova versione in scena Broadway, e di Hairspray nella versione da nave...se volevate farvi una crocierà Royal Caribbean, adesso avete un motivo in più!:)










Bene, il post è stato lunghissimo, e i video tanti.... solo Neil Patrick Harris può esserci d'aiuto nel riepilogare quest'edizione dei Tony, con uno dei miglior medley della storia! Alla prossima recensione!!!

domenica 1 gennaio 2012

Mamma mia a Roma: la magia di Stage è già finita?


Questa recensione sarà un po’ meno tecnica del solito, voglio piu che altro raccontarvi l’esperienza di Mamma Mia che sono andato finalmente a vedere a Roma, a Milano lo avevo perso, memore delle grandi emozioni regalatemi sia dalla Bella e la bestia, ma anche dall’edizione spagnola di Mamma Mia che avevo visto a Madrid.
Beh, che dire, il mio commento complessivo è…. Carino! Passa abbastanza bene, sicuramente vedibile e sicuramente gradevole ai più, ma sicuramente non siamo davanti a qualcosa di eccezionale… e la cose che mi dispiace di più è che invece potenzialemente avrebbe tutti i numeri per essere un grande spettacolo!!!
Andiamo con ordine…
L’allestimento è sicuramente efficace, la scenografia è quella originale del format, l’orchestra suona l’overture in maniera appassionante: fin qui tutto bene
Parte Honey honey e mi sorge il primo dubbio: i coretti delle amiche sono lontani dalla musica e piuttosto piatti come dinamica… il sospetto prende man mano vita con i cori successivi dello spettacolo, hai 15 persone in scena che cantano come dei forsennati e senti dei coretti lontani, perfettini e soprattutto piatti. Niente a che vedere con i cori veri e passionali della B&B… e quindi mi chiedo: MA I CORI SONO REGISTRATI? Orchestra dal vivo e cori su sequenzer? Noooooo  non è possibile, facciamo finta che siano solo i mic dell’ensemble bassi… però già son scocciato.
Fortunatamente entra in scena la Noschese, che da sola vale i soldi del biglietto: la sua interpretazione è SPETTACOLARE, recita con una naturalezza incredibile, dà un taglio molto più ironico, e tutto suo, al personaggio di Donna, molto meno “impegnato” e molto piu credibile anche della versione inglese in tournee che vidi anni fa!
Chiara Noschese ci presenta una Donna divertente, spensierata, ma allo stesso tempo presente e consapevole delle sue scelte del passato.. non sembra recitare neanche per un momento, dai momenti esilaranti che lo sono davvero, ai momenti più sentiti, davvero vissuti… BRAVA, BRAVISSIMA. La noschese tiene su da sola lo spettacolo, specialmente in quei momenti in cui alcuni suoi colleghi lo affossano parecchio, ma ci arriveremo.
Le amiche di Donna, Lisa Angelillo e Tania Lo russo, sono altrettanto efficaci, perfettamente calate nello spirito e nelle movenze dei personaggi, davvero brave; se vogliamo trovar loro una pecca possiam dire che nei momenti più “ballati” si percepisce una leggera fatica a cantare e un appoggiarsi un po’ sui cori (che in quei momenti si percepiscono chiaramente registratiL) ma complessivamente davvero una notevole performance: Tania, elegante e spavalda, si muove sicura nella facciata che il suo personaggio porta avanti, e Rosie che riesce a trasmetterci quella simpatia mista ad insicurezza che il suo personaggio ha fino alla fine.
Non c’è niente da dire: il trio funziona alla perfezione, e l’amicizia ed i legami tra i personaggi arrivano veri al pubblico.
Al confronto col trio di donne, abbiamo il trio di uomini, che invece… mah lascia un po’ il tempo che trova. Carfora canta bene e rende sicuramente bene nei duetti, ma non appassiona granchè, forse deve ancora rodare il personaggio, comunque alla fine passabile; Andreoli simpatico quando recita, ma col canto proprio non ce la fa: la voce non è controllata, le note sono traballanti, e l’insicurezza vocale si trasmette al personaggio; “thank you for the music” un pezzo che mi piace molto di solito, parte insicuro con andreoli e prosegue con dei coretti finti, boh mi son proprio chiesto “ma è uno spettacolo Stage questo?” Gipeto anche lui simpatico, ma spesso sopra le righe…e cmq non so se sarà il confronto con le tre donne a penalizzarli, ma il trio di uomini risulta proprio debole… ripeto nessuno è “scadente” ma nell’insieme non vanno.
Due parole anche su Sophie: Elisa Lombardi non mi è piaciuta tanto… è carina nel canto ma decisamente troppo sopra le righe nella recitazione, troppo! Alcuni momenti quello che dovrebbe passare come drammaticità passa con ipereccitazione, e le mani che sottolineano sempre lo stato d’animo, sai già il tono della battuta dalla postura; ha una bella voce e quindi quando canta il personaggio viaggia, ma andrebbero puliti i recitati puri.
Piuttosto bravi invece Sky e le amiche di Sophie è un plauso particolare a Pepe, Giacomo Angelini, per la forte energia e presenza scenica
Le coreografie originali sono belle, efficaci e ben eseguite dall’ensemble preparato: purtroppo anche qui i cori sono davvero troppo deboli, tutta la fine del primo atto gioca molto sulla potenza vocale, oltre che visiva, che si interrompe sui dialoghi di sophie con i padri, mentre qui tra un dialogo e l’altro esplode la coreografia ma non le voci… volete tenere in base in cori, ma date almeno piu potenza ai cori live sopra!!! Stessa cosa per l’inizio del secondo atto.. è un vero peccato perche sono momenti potenti e si indeboliscono cosi…
Un ultima parola vorrei dirla sulle traduzioni di Stefano d’Orazio, che definirei tutto sommato non male, ci sono pezzi che veramente scorrono benissimo (mamma mia, money money, tutto il finale primo atto) e sono momenti clou per cui è importante, altre mi son piaciute meno (dancing queen) o parecchio meno (the winner takes it all è faticosissima), ma nel complesso ero preparato a peggioJ

Concludendo, Mamma mia è sicuramente uno spettacolo gradevole, ma ci sono degli errori di casting e di scelte tecniche  che purtroppo temo che Stage pagherà, perché la differenza tra gradevole e spettacolare sta nel fatto che le persone lo tornino a vedere più e più volte, non una sola, e che spingano gli amici ad andarci, nonostante il prezzo, perché questo fa rientrare i costi di una grossa produzione come questa.
succedeva con la B&B: temo qui succederà un po’ meno…

attendo commenti e… adesso è tempo vedere Sister Act!


Nuovo indirizzo, NUOVO BLOG!!

Cari lettori, dopo la morte di Splinder mi sono trasperito su blog spot, poichè non sono stato in grado di recuperare il vecchio blog, ho copiato e incollato i post piu importante qui.... potete visualizzare l'intero vecchio blog all'indirizzo http://logga.me/musicals, mentre qui troverete i post principali del passato.... e tutti quelli del futuro! Buona lettura!!!

Tony 2011... edizione piacevole, ma forse un po' povera?

Con qualche giorno di ritardo eccomi giunto a parlare dei Tony 2011!
L'edizione è stata sicuramente piacevole, anche per la divertente conduzione di Neil Patrick Harris, che è veramente un animale da palcoscenico, ma l'edizione di per sè l'ho trovata forse un po' povera... come se la crisi avesse colpito il mondo dei musical americani forse più adesso che due anni fa!
Solo due revival in gara, e i nuovi musical... boh, non mi hanno esaltato più di tanto!

Ma vediamoli insieme:
la serata comincia con il numero di apertura di Neil Patrick Harris, un capolavoro!!! Non servono commenti, guardatelo e se riuscite a capire le parole, morirete di risate!



Parliamo dei Revival in gara, molto molto interessanti! Il primo è How to Succeed in Business Without Really Trying, musical di Frank Loesser, che racconta la storia di J. Pierrepont Finch, un giovane lavavetri, che studia un manuale su come diventare un magnate; presto riesce a farsi assumere come ragazzo della posta in una multinazionale, dove con innocenza e intelligenza riesce pinao piano a scalare il successo. Finch è interpretato da Daniel Radcliff e, devo ammetterlo, non immagivano che Harry Potter potesse ballare così!



Il vincitore del Tony per musical revival è stato invece Anything Goes, un grande classico del musical americano, che racconta la storia di un viaggio da New york a Londra negli anni 40 forse, dove quando la nave prende il largo, nonostante l'etichetta e le convenzioni si sviluppa una storia d'amore, dimostrando che a volte il destino necessita anche di una ciurma di ballerini, di un esotico travestito e di qualche sano e vecchio ricatto per portare a termine il suo compito! Qui vediamo l'entusiasmante finale ai Tony... un incredibile numero di tip tap, guidato da Sutton Foster, la principessa Fiona dell'original cast di Shrek, che ha vinto pure il tony come miglior attrice!




tra le nomination dei nuovi musical quelle che hanno destato il mio interesse sono state 3: sicuramente Sister Act, con la bravissima Patina Miller, tornata in patria; lospettacolo però, nonostante le 5 nomination è rimasto a bocca asciutta; Catch me if you can, ispirato al film Prova a prendermi, con il ruolo di Di Caprio interpretato da Aaron Tveit, dell'original cast di Next to normal, il cui unico Tony vinto lo deve al miglior attore Norbert Leo Butz, nel ruolo che fu di Tom Hanks;





ed infine il vincitore come miglior musical, The book of Mormon, che si porta a casa ben 9 Tony! The book of mormon, i cui creatori sono gli stessi di South Park e collaborarono alla creazione di Avenue Q, è un musical satirico religioso, che racconta la storia due due missionari mormoni mandati in un villaggio dell'Uganda del nord, dove un signore della guerra sta minacciando la popolazione locale. I due missionari, in maniera un po' naive, provano a diffondere le sacre scritture (che in realtà solo uno dei due conosce bene) ma hanno qualche problema ad entrare in relazione con la popolazione locale, che deve un attimino pensare a fame, povertà, aids etc..
Tra i 9 tony, oltre a quello di miglior musical, c'è quello delle miglior musiche....il che fa lo rende sicuramente interessante da vedere, quantomeno per curiosità!




Per dovere di cronaca è stato presentato un numero dal musical di Spider-man, spettacolo che sta avendo un sacco di problemi tecnici, di produzione e di pubblico... diciamo che se questo doveva essere uno spot per attirare pubblico l'ho trovato piuttosto deludente! Nel senso che dal musical di Spiderman mi aspetto effetti speciali, non un duetto dei protagonisti seduti su un tetto... che mi rappresenta? Peter Parker poi, sembra uscito da una rivista di moda, non mi sembra molto attinente con il personaggio, non ha niente dell'aria da sfigato che gli competerebbe; ok che devi prendere un attore gradevole anche alla vista per ovvie esigenze sceniche, ma un discorso era il Tobey Maguire del film, che almeno manteneva l'aria da perdente del personaggio... questo pare che interromperebbe un salvataggio eorico per sistemarsi il gel!
La canzone poi, firmata U2, mah... senza infamia e senza lode... spero che il resto della colonna sonora sia meglio....
Boh, sono un po' deluso, giudicate voi




Concluderò questa carrellata con uno dei momenti piu epici dei Tony di quest'anno: il duetto tra Neil Patrick Harris e Hugh Jackman, su chi dei due è uno showman migliore, ricalcando musiche e movimenti di musical famosi...(il momento chorus line è strepitoso!)
Vi saluto e a presto per le recensioni da...WEST END LIVE!


Chess edizione italiana

Sono finalmente riuscito a vedere l'edizione italiana di Chess, al teatro Dante di Campi Bisenzio (FI): la produzione Hollywood Boulevard ha ottenuto i diritti ufficiali per l'edizione italiana, e lo spettacolo è stato interamente tradotto.
Quello a cui mi sono trovato davanti è uno spettacolo efficace, coinvolgente, al livello delle altre piu famose produzioni italiane.

Merano!

La storia è ispirata dalla storica partita mondiale di scacchi ai tempi della guerra fredda, dove concorrevano un finalista russo ed uno americano: intorno a questa partita si creava l'ennesima aspettativa da parte dei due governi, quasi come se la vittoria del campionato potesse essere l'ennesimo segno di supremazia all'interno del contesto storico che vedeva i due paesi l'uno contro l'altro, nel tentativo di primeggiare per tecnologia e supremazia "intellettuale".
La storia si svolge intorno ad Anatoly, il campione russo, Frederick, il campione americano, la moglie di Anatoly, Svetlana che viene abbandonata quando nasce una profonda storia d'amore con Florence, la moglie di Frederick; amore e passione si mischiano con la passione e il rispetto per gli scacchi e a sua volta con il disprezzo dei personaggi per le ideologie delle avverse fazioni.
La storia, per chi non la conosce, è un po' complessa, e il fatto che il musical sia quasi interamente cantato, può rendere alcuni passaggi non troppo facili da seguire: di grande aiuto la, seppur lunga, trama nei librettini di sala

Parliamo dello spettacolo in sè: non conoscevo l'originale, sono andato a scatola chiusa, ho trovato le musiche di Benny Andersson e Bjorn Ulvaeus (due degli ABBA) veramente coinvolgenti, passando dal melodico classico, al rap, al rock, in un continuo salto musicale da un genere all'altro, perfettamente sincronizzati con i cambi location dove si svolge la storia: musica davvero bellissima! Non conoscendo le liriche originali di Tim Rice, mi è difficile dare un giudizio sulle traduzioni italiane di Piercarlo Ballo: quello che posso dire è che le nuove liriche sono fluidissime, riescono a narrare molto bene gli eventi, non ho sentito nè banalità ne frasi "musicalmente inceppate" quindi, al di là della fedeltà all'originale, ho trovato le traduzioni molto gradevoli: non sembrava affatto un'opera tradotta (ennesimo esempio a parer mio che la cura e la passione nel lavoro di traduzione possono dare davvero ottimi risultati, e si vede subito quando invece i traduttori tirano via...)
La musica è suonata in maniera davvero eccellente rigorosamente dal vivo, da una band di 5 elementi: è davvero bello vedere una compagnia comunque a basso budget che offre musica dal vivo, quando le compagnie in tournee nazionale spesso girano ancora con le basi....

La scenografia di Jacopo Poli è costruita con dei cubi cavi e illuminati all'interno più una parte superiore che cambia secondo la scena da rappresentare; dentro ai cubi spesso si posiziona il coro, e i colori possono cambiano a seconda della scena: questo è ben sfruttato dal disegno luci di Marco Faccenda, bello ed efficace nel rendere anche le variazioni di atmosfera e di emotività, oltre che quelle di luogo. Ho trovato un vero peccato che la band non fosse in vista ma dietro, mi sarebbe piaciuto vederli all'opera e secondo me sarebbero stati benissimo anche all'interno dei cubi!
Le coreografie di Sarah Siliani sono belle e ben eseguite; sono proprio le coreografie piu che le scene, insieme ai costumi, a dare il senso del luogo dove si svolgono i fatti! L'unico difetto che presentano i ballerini, è che sono.."troppo" ballerini: in un musical devi cantare, anche se non con gran voce, anche se non sei microfonato, e c'è il coro microfonato che canta, ma non è bello vedere un folto gruppo di persone che ballano davvero bene, ma a bocca chiusa...

forence e anatoly






















Se dobbiamo fare alcune piccole note negative allo spettacolo sono forse note sulla regia, curata dallo stesso protagonista, Piercarlo Ballo; lo spettacolo è pieno di buone idee, qualche volta però alcune di queste non funzionano, non rendono per quello per cui sono state pensate, e registicamente andrebbero riviste e/o eliminate; qualche esempio: non capisco perchè, ma non solo in questo, in moltissimi altri musical, non si riesce a lasciare il personaggio solo in scena, mai. E' come se si pensasse che un personaggio da solo che canta un pezzo dall'inizio alla fine da solo, debba diventare noioso perchè in scena non accade nulla; ma in scena stanno accadendo un sacco di cose, il personaggio sta esprimendo, si sta muovendo sta crescendo, e bisogna stare attenti a non far perdere allo spettatore questi attimi distraendolo continuamente con altre cose! In nobody's side, Florence che canta è già tutto quello che serve, perche devono entrare due anonimi ballerini e ballare prima per conto loro e poi interangedo con lei? Perchè? distrae e basta.. e cosi sul soliloquio di Frederick alla fine del primo atto, perchè devono accendersi degli schermi in cui passano facce di vecchi giocatori di scacchi e messaggi... perchè? c'è già la rabbia di Frederick a riempire la scena!! Avete presente The wizard and I in Wicked?  niente in scena ma è cmq fortissima, o On my own e I dreamed a dream dei miserabili...
Questi monitor laterali poi, non mi sono granchè piaciuti... hanno un senso all'inizio quando devono introdurre alcuni momenti dello spettacolo ma quando c'è qualcosa in scena distraggono troppo, non servono proprio, tutto quello che serve potrebbe essere proiettato sul fondale, per pochi istanti, tipo miserabili, e poi via, questi schermi che di tanto in tanto si accendono infastidiscono; e poi il secondo atto che in certi punti è un po' lento e non sempre per necessità di storia, non so bene come ma andrebbe scorciato un po'...
Poi invece ci sono anche un sacco di belle idee, le interviste ufficiali/ufficiose di Molotok e Walter, i ballerini in bianco e nero che simulano la partita a scacchi durante lo scontro, il duetto delle donne, che cantano la stessa cosa senza guardarsi, insomma molte buone idee, qualcuna meno, come dicevo all'inizio, e si ha l'impressione che manchi qualcuno che dalla platea guarda lo spettacolo e dica "questo funziona/questo non funziona", ma credo che questo sia anche il bello di ricevere opinioni da chi vede lo spettacolo....
E' comunque da apprezzare l'impegno di metter su una roba cosi mastondontica facendo il protagonista, il regista e il traduttore, quindi a Piercarlo Ballo vanno tutta la mia stima e i miei apprezzamenti.

saluti finali

Parlando invece del cast, oltre ad applaudire i bellissimi cori dell'ensemble, vorrei soffermarmi sui principali protagonisti; Anatoly (Piercarlo Ballo) ha una bella voce, sicura in tutte le esecuzioni, e in grado di trasmettere le giuste emozioni, confermate dalla postura, di un personaggio sicuro e deciso, ma capace di cedere alle emozioni come quello che interpreta: da migliorare invece i momenti recitati, dove a volte non convince come quando canta; Frederick (Emanuele Nardoni) ha sicuramente una voce  ed una presenza scenica adattissima al personaggio, e convincente nella recitazione; Florence (Alessandra D'Onofrio) ha dato una prova eccellente di sè: la voce ora melodica ora rock e potente, i ritmi, le intenzioni, la capacità di trasmettere con la voce tutte le emozioni e i contrasti del suo personaggio...bravissima; bravi anche Svetlana (Giulia Gazzeri) e Molokov (Maurizio Capuana), sicuri nella voce e nell'interpretazione.

Complessivamente questa edizione italiana di Chess è veramente uno spettacolo meritevole di lodi e di successo, mi auguro fortemente che parta una tourneè cosi che in molti possano assistervi. Complimenti!


questo è il trailer dell'edizione di Chess originale in tourneè...

REPORTAGE dagli STATES: Phantom a Las Vegas e poi Next to normal, Billy Elliot, Memphis, American Idiot e Wicked a Broadway!

Eccomi a scrivere questo lungo reportage dal gran bel viaggio negli USA, dove come potete immaginare non mi sono lasciato sfuggire nessuna occasione di vedere spettacoli, sia passando per Las Vegas, e poi ovviamente nella grande mela! Lascerò un po’ di spazio tra una recensione ed un’altra, di modo che possiate muovervi agilmente tra le recensioni, qualora vogliate saltarne qualcuna o evitare qualche spoiler sulle trame… insomma cominciamo!
 



PHANTOM – THE LAS VEGAS SPECTACULAR: meglio a Londra!
 
Non vi nascondo che ero davvero incuriosito da questa versione allestita nella capitale del divertimento statunitense, si erano lette grandi cose sulla spettacolarità delle scenografie, e sul gran fasto di questa edizione, cosi ho deciso di rinunciare ad uno dei vari spettacoli del Cirque du Soleil e mi sono lanciato nell’acquisto di un biglietto tutt’altro che economico per questo Phantom.
Diciamo che alcune cose mi hanno veramente esaltato, mentre altre del tutto deluso; cominciando dalle cose belle, sicuramente una cornice come quella del Venetian aiuta a creare l’atmosfera europea (anche se abbastanza finta) anche prima di entrare nel bellissimo teatro; la parte scenografica è veramente di tutto rispetto: il lampadario è gigantesco, diviso in 4 pezzi che partono da 4 punti diversi della sala e volano sulle teste del pubblico a formare il grande lampadario centrale, cavo al centro, così da permettere al fantasma di uscire da sotto il lampadario in volo e rientrarci (mooolto las vegasJ), o gli esterni del teatro dell’opera che compaiono in scena (per troppo poco per quanto son belli), i palchi laterali pieni di manichini vestiti a tema che ti danno veramente l’impressione di essere a Parigi a vedere l’opera, fino alle palle di fuoco che il fantasma tira a Raoul, decisamente più credibili delle originali… insomma scenograficamente davvero spettacolare.
Cast di tutto rispetto: Christine, purtroppo non trovo il Playbill e non sono sicuro se fosse Kristi Holden o Kristen Herzenberg, voce incantevole morbida nei momenti giusti da vera diva lirica in altri, Raoul, Andrew Ragone, e Carlotta, Joan Sobel, bravissimi, la seconda al di là delle aspettative, veramente divertente nella recitazione, proprio brava; il Phantom, Anthony Crivello, sicuramente un bravo interprete anche se non da brivido. L’orchestra lasciava senza fiato, meravigliosa.
Andiamo invece alle cose che non mi sono piaciute; lo spettacolo è ridotto ad un’ora e 40, e questo lo sapevo, però non pensavo che lo avrei accusato così tanto! Intanto è un atto unico, per cui il lampadario non cade dove dovrebbe cadere, e quella scena ne risente moltissimo! Il fantasma grida la sua vendetta volando sulla statua e subito parte il masquerade… praticamente come nel film per intenderci… proprio non va! E poi quando alla fine cade il lampadario… cade dritto, senza spezzarsi in 4, e scende per due secondi e poi risale nel buio, non sembra nemmeno che cada! Che l’hai fatto a fare spettacolare se poi non lo usi! Il lampadario perde proprio tutto il suo impatto, è talmente veloce il momento in cui cade che proprio non te ne accorgi! E poi praticamente sono stati tagliati quasi tutti i dialoghi, dando allo spettacolo un ritmo strano, tipo battuta-canzone, battuta-canzone, che nei punti dove le canzoni sono già vicine poco male (angel of music-phantom of the opera-music of the night è veramente un trittico perfetto) ma in generale, dà proprio il senso che le cose avvengano troppo in fretta, e soprattutto non riesci ad appassionarti alla storia! L’emozione musicale è la stessa ma il coinvolgimento no, non riesci ad appassionarti alla vicenda del fantasma, ad entrare in empatia con il personaggio, perché non ne hai fisicamente il tempo, e quindi il finale, la scelta di Christine, la solitudine del fantasma, non riescono a coinvolgerti!
Complessivamente quindi il PhantomVegas è uno spettacolo tecnicamente ineccepibile, ma in fin dei conti meno travolgente della versione di Londra… forse i ritmi di quella pazza città che è Las Vegas si adattano meglio a spettacoli più visivi, come il cirque, che in un’ora e mezzo ti rendono nuovamente disponibile per giocare al Casinò!




NEXT TO NORMAL:     storia e musica appassionanti, Pulitzer meritatissimo!
 
Innanzitutto, arrivare a Broadway, per gli amanti del teatro, sembra il paradiso, più di Londra: un unico botteghino per tutti gli spettacoli, prezzi che rendono abbordabile questa forma d’arte per chiunque, code anche di un’ora per i biglietti che sembrano volare, perché non fai altro che conversare con quelli in fila con te su cosa andare a vedere, sulle varie edizioni e interpretazione…insomma quello che qui fai con un ristretto circolo di appassionati, lì lo fai con la gente comune dalla vecchietta al ragazzo di vent’anni… una meraviglia!
 
Lasciando perdere queste considerazioni generali, parliamo di Next to normal: volevo andare a  vedere questo spettacolo ancora prima di sapere di che cosa parlava, perche mi era capitato per le mani il cd, e la musica mi era piaciuta un sacco, già dal primo ascolto! Ho poi letto che questo musical aveva una storia simile a RENT, produzione off che per l’importanza delle sue tematiche vince il premio Pulitzer e viene “promosso” a Broadway… quindi vado a vederlo e le aspettative non vengono assolutamente deluse: Next to normal è un musical rock impegnato e impegnativo, ma decisamente meritevole dei riconoscimenti che ha ricevuto (oltre al Pulitzer ha vinto 3 Tony awards, tra cui miglior musiche e arrangiamenti).
La storia (spoilerando un po’) racconta di una famiglia che nonostante abbia a che fare con i problemi psichiatrici della madre, vive la sua vita normalmente, il padre va al lavoro, i figli, maschio e femmina vanno a scuola, escono la sera… tutto sommato una famiglia normale… finchè una sera, con il fidanzato della figlia a cena per la prima volta, la madre non porta in tavola una torta di compleanno per il figlio. Gelo. Con una risoluzione registica veramente eccellente si capisce che il figlio con cui la madre si relaziona è solo nella sua testa in quanto il figlio è morto, 16 anni prima, in fasce, e lei lo vede, appunto, come un diciassettenne. Da lì in poi la storia si sviluppa con l’approccio ai medici, i dubbi sulle possibilità o meno di cura e sulla vera affidabilità della medicina in campo di salute mentale, con la forte critica alla psichiatria e all’elettroshock, fino ad una fine che non mi sarei aspettato, ma che ha un suo perché; insomma una storia forte, emozionante, di denuncia, portata avanti magistralmente dai soli 6 interpreti (la strepitosa Marin Mazzie nel ruolo della madre, il padre Jason Danieley, il figlio Kyle Dean Massey, la figlia Meghann Fahy, e il fidanzato ed il medico, Adam Chanler Berat e Luois Hobson, che fanno parte dell’original cast) più la band sul palco, che non fanno sentire la mancanza di un ensemble o di giganti scenografie, a dimostrazione che una buona regia, buona musica e bravi interpreti possono arrivare al pubblico con la stessa forza di un musical sfarzoso.
In un periodo dove fioccano abbastanza i musical Juke-box dove la storia è una scusa per far suonare le canzoni, avevo proprio bisogno di uno spettacolo dove la storia è la vera protagonista!





BILLY ELLIOT,    emozioni confermate anche nella versione americana!
 
Spenderò due parole soltanto per questo spettacolo, dato che l’ho già commentato in precedenza sul blog; lo spettacolo è in tutto e per tutto gemello della versione londinese, con la differenza che i performer americani sono decisamente meno bravi nel dialetto inglese del nord-inghilterra, e questo è perlopiù piacevole, si capiscono parecchio meglio i dialoghi!:)
Le emozioni sono tutte confermate, cosi come le scene clou dello spettacolo, dagli scontri poliziotti/minatori che si mischiano alle lezioni di danza, a Billy che balla con il sé stesso del futuro, alla rabbia dell’angry dance, alla malinconia gioiosa del finale. Bello veramente, uno spettacolo che a fronte di musiche belle ma a mio avviso non incredibili, pone idee scenografiche e registiche veramente notevoli; il tutto portato al cuore e agli occhi degli spettatori da un cast veramente perfetto; note di merito speciale per gli incredibili ragazzini, soprattutto Neil McCaffrey nel ruolo di Micheal, che ci offre un’interpretazione davvero spassosa, con tempi scenici perfetti e una padronanza del palco unica!
Come già affermato per la versione londinese, non vi fidate se il cd non vi appassiona, lo spettacolo merita e tanto!




MEMPHIS:     l’amore proibito ai tempi del Rock’n Roll
 
Sono andato a vedere Memphis per una serie di motivi: da una parte la colonna sonora interessante, che spazia dall’R&B, al rock’n roll, al gospel, dall’altra la curiosità di vedere il vincitore del Tony per miglior musical di quest’anno; i commenti ultrapositivi durante le file per i biglietti sono stati l’ultimo punto a favore; mi sono trovato davanti uno spettacolo davvero ben congegnato: racconta la storia di Huey, un ragazzo bianco appassionato di musica black che si innamora di una cantante nera (in periodo storico, gli anni’50, che ancora si confrontava con una sorta di segregazione) e che diventato DJ alla radio comincia a mandare musica nera, scandalizzando i benpensanti ma conquistando popolarità tra i giovani.
La storia tra i due rimane segreta con tutto quello che ne concerne… Il tema non è originalissimo, ma mi è piaciuto il modo con cui viene raccontata la storia, con la tranquillità di lui, le paure di lei, il bisogno di fare accettare la storia ai rispettivi parenti… insomma finale a parte, che non vi racconto, a me la storia è piaciuta.
Le musiche sono veramente coinvolgenti, da ballare sulle poltroncine del teatro, eseguite magistralmente dall’orchestra che interpreta in scena la band del locale notturno dove si svolge la storia, scomparendo dietro un muro per le scene degli esterni, soluzione molto molto carina, perché dà veridicità a tutta la scena.
Il cast ha un’energia travolgente, ripeto vorresti alzarti e ballare a perdifiato, anche se non sarebbe facile visto che il livello tecnico delle coreografie di Sergio Trujillo, che sono veramente bellissime ed eseguite magistralmente; gli interpreti principali meritano davvero una menzione, Felicia, Montego Glover,  una voce strepitosa, ma non solo un classico timbro nero,  molto particolare, Huey, Bryan Fenkart, cover del primo cast, ispira simpatia a pelle, è fresco divertente sciolto, e con una voce sebbene non eccelsa che però stacca piacevolmente dai timbri di un un cast all’80% nero.
Alcuni momenti sono forse un po’ gratuiti (tipo la messa gospel) ma alla fine sono cosi strepitosi vocalmente che… ben vengano! Tony meritatissimo, e assolutamente da vedere!





AMERICAN IDIOT :      meglio andare a vedere altro…
 
Da una parte l’esibizione del cast di American Idiot alla cerimonia dei Tony Award mi aveva conquistato: energici, precisi, coinvolgenti. Sentire il cd aveva confermato questa sensazione: io che personalmente trovo i pezzi dei Green Day gradevoli ma, a parte qualche eccezione, nulla di che, ero rimasto colpito da come i nuovi arrangiamenti di questi pezzi, le riscritture per coro, le armonizzazioni avevano veramente reso interessante un cd che in originale non mi avrebbe detto nulla. E quindi sono andato a vedermi American Idiot. E ho scoperto che ascoltato il cd avevo già preso il meglio di questo spettacolo…vederlo in scena ha aggiunto ben poco.
La storia è veramente quanto di più banale si potesse concepire: i tre ragazzi dei sobborghi che decidono di andare a cercare una vita diversa in città, uno non parte per stare con la ragazza incinta, per finire depresso su un divano a vedere la tv tutto il giorno, gli altri due finiscono vittime del fascino dell’esercito uno, per poi finire in guerra e tornare mutilato a casa, e della droga l’altro per cui perderà l’amore della sua vita, la cui ricerca era uno dei motivi principali per cui era partito. Una storia che visto da dove parte sai già dove va a finire. Certo, qualcosa si salva, la critica alla società americana teledipendente, alla guerra e all’esercito, il percorso di incontro e lotta contro la dipendenza sono belle tematiche, ma mi sono suonate tanto come già viste e già sentite, e soprattutto con un livello di approfondimento per tematica praticamente nullo.
Poi, di nuovo dopo il Phantom Vegas, atto unico, 1h e 40, battuta-canzone, battuta-canzone, e come fai ad “entrare” veramente nella storia?
E’ proprio la struttura stessa dello spettacolo che secondo me fa acqua… per fare un musical jukebox o hai una storia carina, per cui le canzoni qualunque esse siano si inseriscono bene (tipo Mamma mia) o hai una storia banalotta ma che lega dei pezzi talmente strepitosi che non ti frega della storia (vedi We will rock you); qui la struttura non regge.
La scenografia è fissa, un muro graffitato pieno di televisori, un’immagine efficace all’inizio, ma perde un po’ durante la storia, quando ci aspetteremmo qualche caratterizzazione in più per le scene al di fuori degli appartamenti… anche perché non siamo davanti ad un musical off (e spesso i musical off comunque passano meglio il senso di esterno).
Poi per carità, qualche qualità ce l’ha, a cominciare appunto dagli arrangiamenti dei pezzi che fanno suonare molto più efficaci le canzoni dei Green Day; il cast ha un’energia davvero incredibile, a partire da John Gallager Jr, Rebecca Naomi Jones, Mary Faber e gli altri (peccato non aver visto Tony Vincent che era sostituito), e insieme alla band sono travolgenti, aiutati anche dalle coreografie di Steven Hoggett: queste sono dello stile “finto caos” e che sono molto efficaci all’inizio, poi alla lunga stancano un po’…
Alcuni momenti musicali sono davvero belli, come before the lobotomy, 21 guns (il piu bello), e anche whatshername, e poi senza dubbio il bis, che purtroppo non è su cd, in cui tutto il cast si presenta in scena  con una chitarra a testa, per cantare una splendida versione armonizzata di Time of your life; tuttavia  questi punti positivi non sono comunque sufficienti, e a metà spettacolo ci sono anche un paio di momenti di noia, in cui ti chiedi se uscendo magari non ti farebbero imbucare a rivedere il secondo tempo di MemphisJ
 Non me la sento di dichiarare American Idiot un musical da vedere; o meglio, in tournèè magari anche si, ma non in un posto come New York dove non mancano altre decine di spettacoli più meritevoli di visione.




WICKED:  le streghe meritano sempre

Per concludere, non spenderò piu di due parole per il WICKED newyorkese, anche perché è veramente identico alla versione di Londra (anzi il contrario), tanto che non ho capito bene a che cosa ci si riferisce quando leggo in vari articoli che la versione di Londra è più “dark”, a me è sembrata identica; citerò soltanto i bravi interpreti: Katie Rose Clark è una Glinda esilarante, in popular quasi troppo, sembrava uno spettacolo comico; Mandy Gonzales è una Elphaba di tutto rispetto, con un modo di cantare molto “speech”, molto sul parlato (The wizard and I sembrava quasi recitato, nonostante stesse cantando) ma in grado di dare grande impatto ai vari defying gravity e no good deed, e infine Andy Karl, finalmente un Fiyero degno del suo ruolo, in grado di cantare e muoversi senza morire col fiatone, di gestire lo sviluppo del suo personaggio, e in grado di duettare con Elphaba senza scomparire, tutte cose che non ho ancora avuto il piacere di apprezzare in nessuno dei performers londinesi visti fin’ora in questo ruolo.

E… ultima cosa: vedere Wicked il giorno di Halloween vincendo la lotteria dei biglietti in prima fila a 25 dollari, è stata la degna conclusione di questo gran bel giro musical-e:)

Tony's 2010

...ed ogni anno, puntuali come un orologio eccoci arrivati alla cerimonia dei Tony Award!
Dal meraviglioso Radio City Music Hall, la conduzione della serata è stata affidata allo strepitoso Sean Hayes, il mitico Jack di Will &Grace.... si avete capito bene proprio lui! E il simpatico Jack aveva pure una nomination per miglior attore nel revival di Promises Promises!
Mi sono detto, ma come anche lui in un musical? ma sarà bravo?
Beh la risposta l'ho avuta con il numero di apertura della serata... che raccoglie tutti i principali musical candidati, di cui parlerò dopo.... beh, giudicate voi se è bravo o no....





Come avrete visto i musical in gara sono abbastanza vari, a cominciare da FELA! un musical che dopo aver spopolato off-Broadway si è guadagnato la "promozione" un po' come era successo per Spring awakening: Lo show è diretto e coreografato da Bill T. Jones, vincitore del Tony, appunto, anche per Spring...  E' la storia del performer, compositore ed attivista africano Fela Anikulapo Kuti. Il libretto è dello stesso Bill T. Jones con Jim Lewis. Nel ruolo del titolo Sahr Ngaujah che già lo aveva interpretato off-Broadway.
Trovate la performance ai Tony qui:
http://www.youtube.com/watch?v=ZWh4gaKF9ug

Si passa poi allo spettacolo che apre il medley postato sopra, MILLION DOLLAR QUARTET, titolo identico al disco del 1956 a cui è ispirato, una jam session registrata quasi per caso da Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, Carl Perkins, and Johnny Cash (e scusate se è poco), con canzoni come "Blue Suede Shoes"... ma inutile che ve lo descrivo, guardate che roba...





La terza nomination per miglior musical va invece a una delle novità piu attese, AMERICAN IDIOT, il musical tratto dall'omonimo album dei Green Day; il musical racconta la storia di Johnny, un giovane che decide di fuggire dai sobborghi di periferia e dalle restrizioni dei suoi genitori alla ricerca della libertà e del senso della sua vita, e dei suoi amici alle prese chi con la sua relazione con la ragazza incinta, chi con la guerra in Iraq.





L'energia che traspare da questo numero è sicuramente travolgente, ma voglio mettervi anche questo promo video di 21 guns, la cui versione originale non mi appassionava granchè, mentre questa musical-versione.... wow!





Ma il Tony per miglior musical è andato invece a  MEMPHIS, che racconta la storia negli anni 50 di un DJ bianco, la cui passione per la musica va al di là del colore della pelle e di una cantante nera che non riesce a andare al di la dei club per neri... il musical ispirato a Dewey Phillips, uno dei primi DJ bianchi che negli anni 50 mettevano black music...
Travolgente il numero ai Tony Award, premio decisamente guadagnato!





Passiamo poi alle nomination per i Revival di vecchi musical: Promises promises, Finian's Rainbow, La Cage aux Folles, A Little Night Music e Ragtime; tutti grandi classici di successo... alcuni come little night con un cast veramente d'eccezione come Angela Lansbury e Catherine Zeta-Jones, vincitrice del Tony come miglior protagonista (qui la vediamo in Send in the clowns)





Ma il Tony per miglior Revival è andato a LA CAGE AUX FOLLES, la storia di George, propietario di un night, dove si esibisce anche come drag queen e Albin, il suo compagno, che si trovano ad incontrare i genitori ultra-conservatori della fidanzata del figlio di George...





Termino qui questa breve review, in attesa delle grandi novità del 2011 tra cui, come annunciato in maniera ultracomica da Sean Hayes, Spiderman the musical con le musiche degli U2 e la regia di Julie Taymor.

Cats: ora i gatti parlano italiano... ma ballano parecchio meno


Cats, edizione italiana della Compagnia dell Rancia, uno degli "eventi" del panorama musical italiano; sono molto affezionato a questo spettacolo, che ha fatto nascere la mia passione per questo genere, e per questo non vi nascondo che ho ero molto titubante nell'andare a vedere questa "nuova" versione, criticata, apprezzata...mi hanno detto "non devi fare confronti con l'originale, è una cosa diversa"; questo è vero, e ne va tenuto di conto, ma i paragoni con l'originale vanno fatti perche CATS di fatto esiste! non per questo però ciò che è diverso dall'originale è necessariamente sbagliato e viceversa... e devo dire che complessivamente pensavo peggio: lo spettacolo è di qualità, con un cast eccellente, un'orchestra magnifica, con alcune cose che funzionano molto, e altre piu disastrose... ma più che recensire voglio raccontarvi la mia esperienza passo passo...

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Overture, gli occhi dei gatti nel buio del palco funzionano bene, per certi versi anche piu suggestivi delle lampadine originali....bene mi dico, cominciamo benissimo!
Si accendono le luci e intravedo il nuovo setting di Gabriele Moreschi: il luna park abbandonato, ok, molto diverso dall'originale, ma è bello, l'impatto c'è;

parte Jellicle song for jellicle cats... e improvvisamente appaiono gia molto chiari i punti di forza e i punti deboli dello spettacolo: da un lato la parte musicale perfetta, l'orchestra suona magnificamente, i performer puliti perfetti, nei loro cori a  5 voci, la fonica bilanciata benissimo (avevano aggiunto casse intorno alla sala per avere i giusti effetti).  Le traduzioni di Franco Travaglio si adattano perfettamente alle canzoni, sono ben fatte e gradevoli a sentirsi, un gran bel lavoro.

Dall'altro lato i costumi e la coreografia; i costumi di casa Coveri hanno due difetti principali: o sembrano dei pigiamoni di flanella, o sono molto umanizzati, un grave errore a mio avviso, visto che per tutto lo spettacolo lo scopo è convincere lo spettatore di trovarsi davanti a dei gatti... allora perche devono avere il chiodo o i vestitini sexy? l'umanizzazione dei performer che fanno i gatti è una roba che proprio non funziona, spezza la magia!

Le coreografie di Ezralow, questa ma anche quelle dopo,, beh, su questo c'è poco da salvare, piu che coreografia siamo davanti a un movimento coordinato di massa, non c'è eleganza, non c'è tecnica, si salvano le acrobazie, ma per il resto, proprio non ci siamo... Si ha l'impressione che manchino proprio di concetto, che non seguano una logica, ma che siano un po' buttate li... non sono feline, non sono tecniche, non sono d'effetto. Senza contare che ricordo il livello richiesto alle audizioni, quindi è anche uno spreco di potenzialità dei performers!
Ripeto, non sono brutte solo perchè sono diverse, la scena di Mongojerry e Rumpleteaser non ha la doppia ruota: chissene, la mega ruota di camion è un'idea che funziona e quindi la scena è ottima! Skimbleshanks non ha il treno: ok mi sta bene, perchè l'idea del mega carrello della spesa funziona tantissimo, ed è un momento bellissimo!
il problema è quando si togliel'idea o la coreografia originale, per metterci il nulla!

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C'è da dire che però, questo gatti cantano cosi bene, e la musica di Webber è cosi bella, che ti dimentichi proprio del fatto che potrebbero ballare di piu, o avere costumi diversi, veramente, le voci e la musica sono travolgenti, per cui alla fine tuto il primo atto passa abbastanza bene e funziona abbastanza. Finche non arriviamo al Jellicle Ball. La tragedia.
Smettono di cantare. L'incantesimo si rompe. Entrano i Kimono. i gatti si mettono i kimono.
Io penso che sia una scherzo.
Comincia la coreografia. Un misto tra una una cerimonia tribale e un saggio di danza contemporanea.
Ora io sono aperto a qualunque nuova idea, ai carrelii, alle ruote, ai luna park, ma i gatti che per piu di un'ora ti hanno convinto di essere gatti, improvvisamente si umanizzano, si mettono i kimono e fanno quella cosa che tutto è tranne il Jellicle Ball! Segue momento con i gatti che corrono per il palco e ogni tanto fano acrobazie. In questa scena è sbagliata la regia, la lettura dei personaggi, la coreografia, l'atmosfera: qui non è possibile non fare confronti: da una parte hai una scena perfetta, mozzafiato, che vorresti non finisse mai, dall'altra una roba veramente tirata via, che ti fa desiderare una fine precoce ad un primo atto che invece, fino ad ora, onestamente aveva il suo perchè.

Il secondo atto scorre fluente, tra bellissime idee (il carrello), idee non male ( i gatti che combattono in volo a me tutto sommato sono piaciuti, ok che i cavi erano a vista, però i giochi di contrappeso erano carini, e le battaglia a suon di passi di danza dell'originale non è che fosse proprio una meraviglia), e idee sbagliate (la ballata è un pezzo molto bello: che senso ha che i gatti lo facciano TUTTI seduti mentre vengono proiettate le ombre cinesi? Potevano essere un'idea carina, alla lion king, ma che almeno qualcuno le muova ste sagome, proiettate che senso ha?), fino ad arrivare a Memory e al mastodontico finale corale, eseguito magistralmente, da brividi.
Il cast merita veramente una lode, per la bravura con cui tengono su lo spettacolo e meritano di essere almeno citati: Azzurra Adinolfi, Federica Baldi, Gianluca Ciatti, Simone De Rosa, Tiziano Edini, Stefania Fratepietro, Silvania Isolani, Alessandro Lanzillotti, Roberto Miolla, Fabio Monti, Giulia Ottonello, Alessandro Neri, Massimiliano Pironti, Maria Silvia Roli, Andrea Rossi, Laura Serafina


Il bilancio dunque è presto fatto: questo CATS ha un cast eccezionale e preparato, un'orchestra notevole, una traduzione bella ed efficace, e delle buone nuove idee; bastava che i costumi e le coreografie avessero lo stesso livello di chi le indossava e le ballava, per rendere anche questa edizione indimenticabile, mentre cosi rimane uno spettacolo molto buono, ma lontano dalla magia originale.




il video promo dell'edizione rancia...





...e la stupenda Jellicle song for Jelliche cats della versione originale...

La bella e la bestia a milano!

...nonostante il meteo abbia fatto di tutto per impedirmi di arrivare a Milano io, stoico, sono giunto in Piazza Piemonte, davanti al rinnovato teatro nazionale!
Che dire le aspettative erano proprio tante, anche perchè personalmente da anni aspettavo che Stage venisse in Italia a far vedere alle persone cosa vuol dire un Musical con la M maiuscola... perchè questo è La Bella e la Bestia: un musical davvero, un musical in grande stile, una cosa che nessuno può definire "spettacolino" come spesso il musical italiano (e a volte a ragione) viene definito.
Perchè la bella e la bestia è una SCOMMESSA VINTA.
Ho visto Beauty and the Beast a New York, quindi i paragoni sono stati d'obbligo, ma questo FAVOLOSO spettacolo era curato sotto ogni aspetto, niente mi ha lasciato insoddisfatto, cosa MAI successa in Italia prima di oggi!
Ma veniamo ai commenti sui singoli aspetti di questa meravigliosa favola che ha preso vita!

Le scene sono molto fedeli alla versione di broadway come concezione: alcune scene, come "stia con noi" subiscono un po' la penalizzazione del numero ridotto di persone, ma ritengo che l'entrata ed uscita dei personaggi sia stata ben gestita in modo da dare comunque la sensazione del crescendo esplosivo del pezzo...
L'unica scena che perde molto rispetto a NY è la trasformazione della Bestia che, seppur carina, non è assolutamente ai livelli della magica trasformazione in volo, praticamente identica al cartone, di Broadway...
Le scenografie di David Gallo mi sono piaciute moltissimo, il castello è scomposto in vari pezzi che si compongono in base alla scena necessaria, l'esterno piuttosto che la sala piuttosto che l'entrata; non vi nascondo che l'imponenza dell'intero castello che c'era a broadway mi è mancata, ma trovo che la soluzione adottata sia molto buona per la resa, e per il modo in cui permette di giocare con i punti di luce e di buio, e rende alcuni momenti persino più belli (ad esempio il ballo, emozionante, tra luci e scene, decisamente PIù BELLO della versione di NY);  i fondali dipinti con colori accessi ricordano il cartone, dando questa sensazione che i personaggi siano usciti fuori dalla pellicola!
I costumi di Miguel Angel Huidor sono veramente ben fatti e curati in ogni dettaglio, niente da invidiare alla versione originale... in maniera particolare ho amato gli abiti della scena del ballo, molto più fedeli al cartone rispetto ai newyorkesi... bellissimi
Il disegno luci, è una delle cose che spesso negli spettacoli trovo trascurato, mentre invece quello di Mike Baldassarri era ben studiato, capace di mettere in evidenza le scene e in armonia con gli eventi e con la musica
L'orchestra: L'orchestra rende lo spettacolo cento volte superiore, e fa a tutti gli spettatori una vera e propria lezione di teatro, con l'overture, l'entracte, e l'accompagnamento al pubblico che se ne va... ti catapulta nella storia....  nello specifico la direzione di ieri pomeriggio era di Luca Pavanati, hanno suonato davvero benissimo le orchestrazioni di Danny Troob, è la dimostrazione di quando la magia dell'orchestra sia insostituibile! (i complimenti vanno fatti anche alla fonica, che è riuscita magistralmente ad unire voci e suoni)

Prima di passare al cast vorrei complimentarmi con chi ha adattato i testi, Franco Travaglio. Mi ero già espresso con perplessità riguardo ad usare nuove parole per canzoni già conosciute ed amate, e sono tutt'ora dell'opinione che alcune parti come ad esempio Stia con noi/Qui da noi o la canzone iniziale potevano essere lasciate come erano; però il lavoro di Travaglio è veramente eccellente, non solo le traduzioni sono abbastanza fedeli, ma anche le parole sono perfette sulla musica, i testi delle canzoni scorrono piacevoli all'orecchio senza nessunissima fatica anche a chi, come me, è abituato all'originale, segno di un lavoro davvero ben fatto. Mi è piaciuto a tal punto che non vedo l'ora che esca il cd...

Ma veniamo al cast:
Stage entertainment ha messo insieme un cast eccezionale, tutti molto bravi, dai protagonisti all'ultimo dell'ensemble, i cori erano perfetti, le interpretazioni, chi più chi meno, davvero di ottimo livello!
Citerò per bravura Manuela Zanier-Mrs Bric, Simone Leonardi-Din Don, Roberto Giuffrida-Letont, Alice Mistroni-Babette, Gabriella Zanchi-M.me del la Grand Bouche
In particolare:

Andrea Croci è un Gaston convincente, meno bullo e tanto Narciso rispetto alle versioni classiche, ma molto bravo
Emiliano Geppetti ha una naturalezza incredibile nel personaggio di Lumiere, e infatti convince moltissimo nella recitazione, molto molto bravo
Arianna è una Belle molto brava, canta con sicurezza una parte anche molto impegnativa per lei in determinati punti, è brava nei movimenti e negli atteggiamenti, la recitazione in un paio di punti leggermente troppo sopra le righe, ma complessivamente brava davvero
Micheal Alieri è bravo, ma in alcuni punti non convince... mi spiego: Micheal è perfetto nel secondo atto, quando la bestia si sta ammorbidendo, la voce si addolcisce un po', i movimenti si rilassano e diventano anche goffi e divertenti, diventa più "umano": in questa parte Altieri è bravo e calzante il personaggio... Il problema è che è un po' cosi anche nel primo atto, quando la bestia deve essere mostruosa e fare paura... cosa che non fa! La voce è troppo poco scura, gli atteggiamenti ancora troppo aggraziati, ed il taglio ironico che la regia da al personaggio già a partiredal primo atto, magari non aiuta.
Il momento migliore è la reprise di "if I can't love her" dopo che ha lasciato andare Belle: quell'energia, quella voce sono quelle che la Bestia deve avere, mi ha emozionato!!

Insomma la Bella e la Bestia è sicuramente una delle cose migliori, se non la migliore, che io abbia visto nel panorama del musical italiano.
E a chi mi dice "beh vabbè si fa presto a fare uno spettacolo grandioso con una valanga di soldi" rispondo che non sempre denaro vuol dire qualità! E che se c'è la qualità e la voglia di offrire al pubblico qualcosa che non dimentichi, lo si può fare anche con low budget (guardate Spring Awakening ed esempio)! E infine che anche Wicked o il Phantom costano milioni, ma se riesce a passare il concetto che il musical è un investimento che dà lavoro RENDE, magari si apriranno nuove strade anche per l'Italia, che permettano al teatro di sprav-vivere anche quando i governi tristemente non lo aiutano

Non perdetevelo!

Phantom e Sister Act

Quanto tempo dal mio ultimo post! Sono stati mesi impegnativi che non mi hanno lasciato tempo per scrivere ma adesso son qui a mettermi in pari, partendo dalla toccata e fuga londinese di novembre, dove non potevo perdermi il nuovo Sister Act e dove ho ri-visto e ri-apprezzato il Fantasma con un nuovo cast,  fino ad arrivare a ieri, a Milano, dove il cast della Bella e la Bestia ha fatto sì che sia valso  combattere le intemperie per giungere al nord! :)


SISTER ACT,  a divine musical comedy!

La storia la conosciamo tutti, e quella è... ma per il resto Sister act è una cosa completamente nuova, molto teatrale e poco cinematografica, uno spettacolo fresco, diverso, assolutamente spassoso... sicuramente meno "grandioso" di altri masterpiece londinesi, ma assolutamente da vedere!
La colonna sonora era in assoluto la cosa che più mi spaventava, l'idea di avere canzoni completamente nuove, seppur scritte dal grande Alan Menken, mi preocupava non poco perchè alla fine chi non è affezionato alla colonna sonora del film? Volutamente non ho sentito niente, volevo andare a scatola chiusa.... Beh, scommessa vinta! Le musiche sono strepitose! Lo stile è sul Gospel, guardando anche al pop, ai Beegees, per arrivare alle parti melodiche stile Disney, che a Menken vengono particolarmente bene,  insomma... sono uscito e ho comprato il cd!
I testi di Bill e Cheri Steinkellner non veramente spassosi, con battute continue, e anche nei testi delle canzoni di Glenn Slater si ride un sacco; un esempio tipico è la canzone in cui le suore raccontano come hanno avuto la loro vocazione, musica divertente, testo morir dal ridere!
Tutto lo spettacolo è composto da "visioni" molto buone ben realizzate, dalle scenografie della chiesa in rovina che migliorano lungo lo spettacolo, ai (pochi) uomini in scena che cantano come i Bee Gees, ai costumi finale delle suore, con le tonache di paillettes.




Le sconografie sono molto belle ma da quello che avevo letto mi aspettavo qualcosa di mastodontico, invece sono molto funzionali, belle a vedersi, ma la cattedrale di the sound of music era un'altra cosa in fatto di dimensioni (tra l'altro il teatro è lo stesso, potevano tenerla:))
Arriviamo alle suore: meravigliose, voci da paura armonizzate meravigliosamente, sicure nei loro personaggi, energiche e armoniose nelle coreografie di Anthony Van Laast, veramente strepitose, tutte!


Patina Miller, al suo debutto nel WestEnd, è talmente sicura nella sua parte da farti pensare che sia Whoopi Goldberg uscita dal film, ha fatto un gran lavoro sull'atteggiamento, sui movimenti, è perfetta, e vocalmente è mostruosa.
Sheila Hancock dà prova di grande attrice riuscendo a gestire bene il ruolo rigido della madre superiora che però ha, a differenza del film, un'ironia molto accesa.
Maggie May sostituiva Katie Rowley-Jones (che mi sarebbe piaciuto vedere in un ruolo diverso da Nessarose) che è in maternità, splendida voce, e sicura nel ruolo.
Claire Greenway, nel ruolo di sister Mary Patrick (la suora "sovrappeso") è una rivelazione! Voce favolosa, ironica nel ruolo, tiene la scena con simpatia e sicurezza
Insomma, non sarà un capisaldo del musical londinese, ma sono due ore e mezzo che volano e ti lasciano la voglia di vederlo ancora!





...da una novità passiamo ad un grande classico londinese,
THE PHANTOM OF THE OPERA

Non vedevo questo spettacolo da molti anni, l'ho visto nel 2001 con il grande John Owen-Jones, e poi l'avevo rivisto a Broadway nel 2006, ma una replica poco fortunata e non mi era piaciuto, quindi ho deciso di togliermi una soddisfazione e sono tornato a vederlo a Londra, ho acquistato un costoso posto in platea precisamente sotto il lampadario, e sono andato.... che dire... un'emozione! E non solo per il fatto che vedere il lampadario caderti addosso toglie il fiato, ma perchè mi sono trovato davanti un cast eccezionale! Come non se ne trovano facilmente!
Mi sono di nuovo emozionato come la prima volta, con brividi lacrime e quant'altro!
Inutile che stia a recensire la meravigliosità dell'allestimento o delle musiche di questo spettacolo che esaurisce i teatri da quasi 30 anni... chi l'ha visto lo sa, e chi non l'ha visto... prenda il primo aereo!
Ma voglio spendere qualche parola per il superbo cast:
Gina Beck è una Christine perfetta, non troppo lirica (solo nei punti giusti), con una voce cristallina perfetta per la parte, capace di emozionare e di lasciar passare con le note i dubbi intimi del suo personaggio
Simon Bailey è un buon Raoul, voce pulita e ben miscelata con Gina nei duetti, buono
Rebecca Lock non è una brava Carlotta, E' Carlotta! Potentemente lirica ma non pesante, giusta nei modi, controlla benissimo i passaggi da quando si atteggia a grande cantante, a quando lascia trasparire i lati pemalosi del suo carattere, è ironica, simpatica, ti affezioni a lei, favolosa.
Arriviamo al pezzo forte:
RAMIN KARIMLOO è INCREDIBILE. Avevo sentito buona cose su questo "più giovane interprete del fantasma" ed ero molto curioso... alla fine il mio termine di paragone era Owen-Johns per cui...
Strepitoso. Strepitoso. e ancora strepitoso. Una padronanza del personaggio senza uguali, che non lascia minimamente trasparire la sua giovane età, anzi! Una voce impeccabile e travolgente che ti trascina dentro lo spettacolo, e con un controllo dei timbri in grado di decidere quanto affascinare e quando far rabbrividire...bravissimo. Il finale del primo atto con la sua reprise, il pezzo orchestrale e la caduta del lampadario mi hanno emozionato come non succedeva dal 2006 quando vidi Idina Menzel volare :)
Aspettiamo di vedere Ramin, di nuovo nel ruolo del fantasma, nel sequel Love Never Dies, in scena da Marzo a Londra...


questo video non rende giustizia, ma è l'unico di Ramin Karimloo che ho trovato...